domenica 29 marzo 2009

Biedermeier piemontese: La via verso il parlamentarismo

Un periodo poco conosciuto e poco osservato sono gli anni della Restaurazione in Italia. In Piemonte i modelli culturali sono quelli dello storicismo e neomedievalismi ed è in questo contesto che si sviluppa l’opera di Pietro Ayres, uno dei più insigni ma anche sconosciuti autori di questo periodo. Sono gli anni in cui domina un clima imparruccato e bigotto e l’arte diviene magico rifugio. Sono infatti gli anni in cui come guglie si susseguono le vette del neogotico: i paesaggi storici del D’Azeglio, la ricostruzione dell’Abazzia di Hautecombe, l’invenzione del borgo di Pollenzo...
Sono anche gli anni però in cui Ayres completa il suo capolavoro: La famiglia Ferrrero La Marmora, 1828, portando un significativo cambiamento di gusto.
A differenza di quanto sottolineato da Vittorio Natale, l’opera non solo rappresenta uno dei segni più significativi dell’epoca della restaurazione, ma va letta anche come un primo e fondamentale distacco dal gusto neomedievale. Forte delle sue esperienze a Mosca ed in Polonia il lavoro di Ayres, in cui la nobile famiglia viene ripresa all’interno del suo appartamento torinese, segna il vertice dell’importazione in Piemonte dei gusti e dei dettami Biedermeier.
Sebbene i Ferrero La Marmora siano in quegli anni una delle famiglie più influenti del Regno, la rappresentazione scelta si allontana volutamente dal potere. Alla gloria delle lettere o della politica, si predilige un libro di costumi popolari sardi, una medicina in acqua tiepida, un vecchio cane un po’ infangato… Qualche concessione rimane solo nella dama che sulla sinistra sembra appena rientrata dall’ultima e troppo affollata rappresentazione al Regio.
In un suo studio Silvia Cavicchioli rilegge quest’opera come manifesto celebrativo della famiglia nell’ambito della restaurazione sabauda. In effetti l’aria che si respira nel quadro è solo apparentemente privata. Nelle uniformi degli uomini c’è un richiamo all’esterno, al dovere e allo stato, ma il gusto rimane un manifesto intimista e borghese, una scelta che sottende indipendenza ed autonomia rispetto alla casa reale. Sebbene il palazzo sia tappezzato di ritratti di sovrani, i Lamoramora dovevano essere molto più progressisti di quando sperassero di far intendere, partecipazioni alle guerre napoleoniche e ai moti da tener nascoste e taciute, ma il quadro di Ayres rappresenta in questo senso una forte presa di coscienza della famiglia. Attraverso la rappresentazione borghese passa la via che mette in crisi l’assolutismo.

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